venerdì 22 ottobre 2010

La casa sul lungofiume


Mosca, la grandiosa capitale russa, è città ricchissima di luoghi e suggestioni letterari al pari di San Pietroburgo, con la quale ha sempre rivaleggiato per il ruolo di "capitale culturale" del Paese: se la città di Pietro fu indiscutibilmente patria di elezione e ispirazione dei grandi padri della musica e della letteratura russe dell'ottocento, Mosca primeggiò nettamente sull'altra durante il periodo sovietico, non solo per le conseguenze del tragico assedio della Grande Guerra Patriottica (così i russi chiamano la Seconda Guerra Mondiale), ma anche per desiderio di Stalin che mise in piedi un vero e proprio piano per esaltare la nuova capitale. Si arrivò persino a sminuire l'eroico sacrificio dei leningradesi perchè offuscava - secondo  l'avviso di Stalin e del suo entourage -  il prestigio di Mosca e metteva in secondo piano la battaglia e l'assedio di Stalingrado (potentemente rievocato nelle pagine di un libro famoso, Vita e destino di Vasilij Grossmann, di recente ritradotto in Italia per i tipi di Adelphi). Questo fenomeno passò alla storia con il nome di Leningradskoe delo (affare Leningrado).

Il palazzone grigio nelle foto (scattate da me qualche settimana fa^^, a parte la foto d'epoca) è uno dei luoghi "letterari" che di più amo di Mosca, reso celebre dal lungo racconto di Jurij Trifonov Dom na naberežnoj (La casa sul lungofiume, Editori Riuniti). Mi è caro per due motivi. Il primo, ovvio, è perché ho apprezzato molto il libro, un racconto di formazione, un libro sul peso della memoria. Il protagonista è un mediocre, Glebov, un uomo cinico e opportunista nell'oscuro periodo storico della Russia che lo vede diventare adulto, l'epoca staliniana. Un incontro, all’inizio del libro, innesca un lunghissimo flashback che rivela al lettore gli altri personaggi e tutte le vicende che hanno ruotato attorno all'esistenza di Glebov. Ma la memoria ha un peso insostenibile e uno retrogusto fortemente amaro per il protagonista perchè rimanda a quel periodo in cui, con bieco opportunismo, egli ha costruito meschinamente una carriera accademica cogliendo lo spirito del tempo ma tradendo amici, valori e persino l'amore. Contraltari di questa sono le storie di sconfitta e i declini degli altri personaggi, tutti legati alla grande casa sul lungofiume, l'immenso edificio dove risiedeva l'intelligencija e la classe dirigente dell'epoca, luogo simbolo di uno status e metafora della scalata sociale che il protagonista sogna e infine riesce a realizzare, al prezzo avvilenti compromessi con se stesso. Fra gli amici di Glebov Trifonov rappresenta anche se stesso e la sua famiglia, ennesima vittima del terribile clima di delazione e di caccia alle streghe che fu il periodo staliniano.

Adesso questo palazzone sul lungofiume è un complesso di appartamenti residenziali molto upper class che comprende un cinema, piscina e un supermercato… in cima troneggia un gigantesco logo della Mercedes. La zona in cui sorge è tra le più belle della città: ad un passo dal Cremlino, ad un passo dalla Cattedrale del Cristo Salvatore (e dalla ulica Precistenka, dove sorgono il Puškin e le casa museo di Tolstoj), a fianco della vecchia fabbrica della Krasnyj Okt’jabr' (centro di una bella movida notturna), a poche centinaia di metri dalla (staraja) Tret’jakovskaja galereja e da Poljanka, il quartiere dove sorge una delle librerie più belle e fornite di Mosca, la “dom knigi” Molodaja Gvardija.

       (La casa sul lungofiume, a destra, e sullo sfondo il Kamennij most e torri e campanili del Cremlino)

Una delle mie passeggiate preferite metteva insieme tutti questi luoghi: potevo arrivare da Piazza Rossa, percorrendo il Moskvoreckij most e poi un tratto di lungofiume, oppure da Poljanka (dove era sempre d’obbligo una capatina alla dom knigi), oppure scendere alla stazione Kropoptinskaja della metro e “circumnavigare” la Cattedrale del Cristo Salvatore per attraversare il moderno ponte di fronte alla Krasnyj Okt’jabr'. Ora che ci penso, è questo il secondo motivo per cui amo questo posto.

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