domenica 11 dicembre 2011

Donne e chitarre

Kaki King in concerto al Centro Zo, Catania
Colui che, tanti anni fa, disse che la chitarra è un prolungamento del pene (e, quindi, un affare da uomini) si troverebbe senz'altro in difficoltà assistendo ad una esibizione di Kaki King, giovane chitarrista e cantautrice americana che ha fatto della sua straordinaria e sperimentale tecnica chitarristica il suo biglietto da visita. Queste le mie riflessioni uscendo dallo straordinario concerto della chitarrista a Catania, inserito nel cartellone dell'AME, l'Associazione Musicale Etnea, associazione che si conferma sempre attenta ai fenomeni musicali più interessanti (ho recensito qualche anno fa sul mio vecchio spazietto il concerto degli straordinari Tetraktys).
Si può dire, insomma, che la fallocrazia perde terreno anche nel campo delle sei corde, pur restando fortunatamente ben radicata nel mondo del rock... lascia sbalorditi vedere una ragazza così giovane, timida e un po' impacciata, prendere una chitarra e trasformarla in uno strumento armonico e di percussione perfettamente completo e autosufficiente: nessun effetto, niente elettricità; solo tre chitarre acustiche e una valigetta con dentro un microfono, usata come una grancassa, eredità della lunga gavetta come artista di strada nella metro di New York. Con questi semplici ma decisivi elementi non sorprende lo straordinario successo e i riconoscimenti ottenuti dalla giovane artista, che ha collaborato, tra gli altri, con nomi del calibro di Marianne Faithfull, David Byrne e Foo Fighters ed è stata accostata per la sua tecnica a sperimentatori come Preston Reed e Michael Hedges. Kaki King ha già all'attivo sei album (l'ultimo, Junior, del 2010), ha partecipato alla colonna sonora di Into the wild di Sean Penn ed è diventata nota al grande pubblico per aver "prestato" la sua tecnica e aver fatto da controfigura al protagonista del film August Rush, la musica nel cuore (2007). Mi fa piacere leggere che la piccola etichetta indipendente Mechanism Record, di Messina, ha comprato i diritti per la vendita in Italia del primo album dell'artista, Everybody loves you, con ben tre tracce in più rispetto alla versione americana.

2 commenti:

  1. bell'articolo! Solo una curiosità: perché "fortunatamente"? :)

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  2. Beh, molto semplice: perchè nel campo del rock io sono fondamentalmente fallocratico: insomma, secondo me gli uomini "lo fanno meglio", anche se apprezzo certe (pur notevoli) eccezioni :-)

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