
I toni del cinema di Paolo Virzì sono sempre quelli della commedia brillante, del sorriso leggero, della satira edulcorata. Ma questa vicenda, che narra la bella storia d'amore di questi due amabili e strampalati personaggi e le loro difficoltà ad affrontare certi problemi, contiene anche degli squarci di autentico squallore suburbano. La figura cortese e pacata di Guido si scontra con l'insensibilità e la violenza nei rapporti di orde di giovani coatti e truci personaggi di periferia e fatica a capirla, ad accettarla: si muove come uno straniero in un paese in cui nessuno parla la sua lingua. Antonia coltiva nella quasi totale solitudine la sua musica, incompresa dai più, costretta a suonare in luoghi dove è impossibile apprezzare le sue canzoni. Incomprensione che ha radici più lontane e più profonde nei rapporti/scontri con la propria famiglia, meridionale e piuttosto all'antica, a differenza di quella decisamente più aperta di Guido. Di questi rapporti ci sono due emblematici esempi nel film.
Ma, a differenza di quanto avviene nel film, nella realtà qualcosa ha interrotto il normale andamento di questi schemi: la giovane (e bravissima) cantautrice che interpreta Antonia, la siculo-polacca Thony, che vive da qualche anno proprio a Roma, viene "scovata" su MySpace da Virzì e, oltre alla parte, ottiene dal regista di formare la colonna sonora del film con le proprie canzoni: la vicenda quindi è da un lato fortemente autobiografica, anche se l'immancabile happy end per Thony ed Antonia arriva in modi, tempi ed ambiti completamente diversi.
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