Felicity Jones, che interpreta la protagonista nell'omonimo adattamento televisivo del 2007 |
L'abbazia di Northanger (che ho letto in una vecchia traduzione di Valentina Bianconcini, cui è stato imposto il titolo Katherine Morland) è uno dei sei novel di Jane Austen, pubblicato postumo nel 1818 assiema a Persuasion, ma scritto nel 1803. In esso ci sono chiari echi del soggiorno degli Austen a Bath, la nota località termale inglese, durato fino alla morte del padre di lei nel 1801: gli studiosi dicono che la Austen rimase traumatizzata dal trasferimento dalla sua casa natale nell'Hampshire, tanto che nemmeno alla mondana Bath, che costituisce la location di buona metà del libro, la Austen risparmia la sua sottile, briosa ironia. L'altra location del romanzo è proprio l'abbazia del titolo, pretesto per la scrittrice per fare una divertentissima parodia del romanzo gotico, allora di gran moda. La protagonista, l'anti-eroina Catherine, è appassionata lettrice di questa letteratura, della quale la Austen fornisce una nutrita lista nei primi capitoli del libro (a partire dall'Udolpho di Ann Radcliffe). E caratterizzando la sua eroina come una anti-eroina, svagata e quasi mai consapevole, la scrittrice ci fornisce anche una sottile satira del romanzo sentimentale e dei suoi svenevoli personaggi. In entrambi i casi il procedimento è sempre lo stesso: la Austen si serve di tutti i topoi e gli strumenti dei due generi per rovesciarli o per trattarli umoristicamente, deludendone e smontandone i fini e i meccanismi. Peccato che la scrittura non sia dello stesso livello dei grandi capolavori e, forse per il dichiarato intento parodico, viaggia quasi sempre sulla superficie senza mai andare in profondità.
Nessun commento:
Posta un commento