Poche righe su questo delizioso film di Roberto Andò, tratto da un suo libro ("Il trono vuoto", vincitore del Campiello 2012). A parte che Toni Servillo non sbaglia un colpo e inanella l'ennesima splendida interpretazione (beneficiando questa volta anche di un'ottima spalla, Valerio Mastandrea), a parte che "il maggior partito d'opposizione" del film sembra la fotografia del Partito Democratico, il film esprime, giocando sul tema del "doppio", diversi messaggi interessanti. Se ci ho visto bene, se i miei occhi non hanno visto solo quello che volevano vedere, il film sembra dire che la gente riconosce e capisce la bellezza, ne percepisce la verità, e la sceglie con convinzione. Che la sceglie in quanto tale, in ragione solo di se stessa, non per esclusione. Così la gente accorre oceanica ai comizi del leader che cita Bertold Brecht e che parla in maniera quasi oracolare declinando concetti e termini usati per la prima volta nella loro accezione più pura, senza ipocrisie, senza temperamenti.
Anche se non riesco a crederlo possibile, visto quello che la realtà purtroppo ci ha riservato e riserva, non posso negare che questa è forse la fiaba a cui mi sono abbandonato più facilmente, nella speranza di crederla vera, possibile, e non solo una finzione.
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