sabato 14 settembre 2013

Otago

"A 
Borys e a tutti gli altri
che come lui hanno attraversato
nella prima giovinezza la linea d'ombra
della loro generazione
con affetto"

Questo nella foto qui accanto è un relitto, conservato presso il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, una parte della prua di una nave molto molto speciale: si tratta dell'Otago, la piccola imbarcazione della quale fu capitano, negli anni giovanili di marinaio, Joseph Conrad, e il cui vivido e emozionante ricordo si può leggere tra le pagine di The shadow line. Come riportato in una delle note della traduttrice della edizione Einaudi, Flavia Marenco, l'Otago fu un piccolo brigantino di circa 400 tonnellate, in servizio tra gli anni '70 dell'Ottocento e il 1931, anno del suo disarmo. Conrad lo capitanò, effettuando un viaggio del tutto simile a quello descritto nel sua racconto, nel 1888. Tutti i componenti dell'equipaggio, con nomi leggermente cambiati, compaiono nel libro, scritto nel 1916, durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. 

Joseph Conrad
Ad essa allude Conrad nella sua prefazione, aggiunta nelle edizioni successive alla prima, quando parla di "prova suprema" per la nuova generazione. Senza volerla mettere a confronto con i venti di guerra del '16 e del '17, l'esperienza di capitano dell'Otago condusse il giovane Conrad a oltrepassare la linea d'ombra della giovinezza, la stessa linea che il figlio Borys, destinatario della dedica, si accingeva ad a oltrepassare in quegli anni difficili. La linea d'ombra è, nelle parole della Prefazione,  il confine, il passaggio tra "la giovinezza, spensierata e fervente" e il "periodo più consapevole e mordace della maturità".

Anni dopo il suo disarmo, nel 1957, l'Otago venne distrutto dal fiamme nel porto di Hobart. La prua della nave venne recuperata anni dopo grazie all'interessamento dell'editore Ugo Mursia, traduttore, studioso e grande esperto dello scrittore anglo-polacco.

3 commenti:

  1. «La linea d'ombra la nebbia che io vedo a me davanti per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo...»
    Caro Sebi, il tuo post risveglia in me tanti desideri. Intanto quello di gettarmi nella lettura del romanzo di Conrad, come già condiviso recentemente commentando non solo la bellissima canzone (che poi tanto canzone non è) di Lorenzo e la rubrica del giornalista e scrittore Romagnoli (Il capitano solo). Ma anche quello, più recente, di visitare il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano. Da dove cominciare dunque? Forse un bel viaggio in treno con libro (in nave fino a Milano la vedo difficile) potrebbe essere la soluzione vincente.
    «...Domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire getterò i bagagli in mare studierò le carte e aspetterò di sapere per dove si parte quando si parte e quando passerà il monsone dirò levate l'ancora diritta avanti tutta questa è la rotta questa è la direzione questa è la decisione».

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il libro non è poi così lungo, chissà che tu non riesca a finirlo nel tragitto tra Roma e Milano... :-) Ho visitato da piccolo il Museo della Scienza e della Tecnica, ma non ricordo più quasi niente: quindi contami per una eventuale visita :-)
      A presto, s.

      Elimina