domenica 13 aprile 2014

Luigi Russo - Into the game

Nella mia esperienza di appassionato di musica mi è capitato poche volte che un titolo e una cover riescano a rendere una sintesi esauriente di un disco: questo succede in maniera perfetta nel disco/EP di Luigi Russo Into the game, dato alle stampe dopo una lunga gestazione. La copertina mostra in primo piano un dado da poker, l'ultimo di una serie, sopra una carta topografica: capire a quale gioco alluda il titolo non è difficile, perché le canzoni di Into the game sono canzoni d'amore e disamore, narrano di rapporti sentimentali tratteggiati da varie sfumature che compongono chiaramente la metafora del “gioco” e dell' “intrico” di sentimenti.
Manifesto ed esempio lampante di questo è title track, nel cui ritornello Luigi canta:

Whatever game you play,
you can loose, win, equalize,
you bring all yourself into the game
but if you can't play the game
regrets remain with you inside
In love a draw is never a good result”

L'amore e la vita sono un gioco al quale, a pena di rimpianti, non possiamo sfuggire. Un gioco nel quale non possiamo che mettere tutti noi stessi e che vede vincitori e vinti, e quindi felicità e infelicità, gioia e sofferenza, perché nei rapporti sentimentali “un pareggio non è mai un buon risultato”. Con il punto focale in questo bellissimo pezzo, a mio parere il più compiuto, la metafora si dipana attraverso le altre cinque canzoni dell'album: Mid summer's dream (il titolo omaggia la commedia shakesperiana) rievoca con accenti incantati l'incontro di due innamorati; Deep inside my soul racconta le immagini appassionate di una storia d'amore; l'atmosfera rarefatta di Heaven narra delle emozioni di un breve incontro amoroso; Far away è una dichiarazione di fiducia e di fede nell'amore; 6/5/1995 rievoca la fine di una storia e i rimpianti per quello che poteva essere, e non è stato.
In tutte le canzoni l'innamoramento (e quindi l'amore) sono visti come un miracolo, uno stato di grazia che allieta l'esistenza delle persone: un dio che tutto dà, ma che tutto può togliere. Allo stesso modo la donna, interlocutrice dell'io poetico in ognuna delle sei canzoni, è apportatrice di felicità, ma da essa può derivare anche dolore. In Mid summer's dream i due innamorati sono “in a magic place […] everything spoke of life, thousands of stars in the sky”; ma nelle ultime strofe, narrate al passato, “the spring was at the door”, resta solo nell'aria qualcosa di quella notte d'estate passata con una ragazza “that I lost my mind for”. In Into the game il sentimento è descritto con toni poetici e possenti (“I'm like the sand and you a big wave/ That broke into me so hard like a ten ton truck and then it'll escape”), ma quello stesso sentimento mostra tutto il suo lato oscuro e drammatico in 6/5/1995: “Where is your hearth […] What's happened? Where are you, why aren't you with me? […] The rain cold wet me and the storm destroy my dreams”. E tutta la disperazione di queste parole si sfoga nel portentoso assolo di chitarra di Fabrizio Licciardello, il cui notevole lavoro alla chitarre dà al disco un sound decisamente rock oriented (con l'eccezione delle complesse atmosfere barocche di Heaven, in cui si apprezza uno splendido arrangiamento acustico).
Anche gli arrangiamenti degli altri brani sono di Licciardello, all'opera su ballad come la title track e Deep inside my soul, pezzi up-tempo come Mid summer's dream e 6/5/1995 (che aprono e chiudono il disco), o eterei bozzetti acustici come Heaven; brani diversi tra loro anche per i diversi stili, frutto degli ascolti variegati di Luigi e dei musicisti che hanno collaborato con lui. Ma gli arrangiamenti e la maestria alle chitarre di Fabrizio Licciardello sono al servizio di melodie toccate dalla grazia e dalla appassionata vena compositiva di Luigi Russo, che tira fuori dal suo personale songbook sei pezzi molto maturi, interpretati con il pathos di chi ha vissuto quelle emozioni e le ha fatte sue, fino a farle diventare voce, musica e parole. Parole e musica mirabilmente fuse in canzoni che conquistano senza sforzo l'orecchio dell'ascoltatore, con naturalezza, perché beneficiano di una innegabile bellezza melodica e parlano con sincerità di sentimenti universali.

Altri ottimi artisti hanno contribuito alla realizzazione dell'album: Harry Found fa uno splendido lavoro alla batteria, trascinando molti brani con le sue ritmiche; Antonio Torresi dello Sharklair Studio alle tastiere (molto bello l'intro di piano di Into the game), Otis Mazzaglia e Giuseppe Puglisi al basso, Gianni Valastro (il flauto vellutato di Heaven). Backing vocals di Bruna La Rosa, artista a tutto tondo che, oltre ad arricchire e completare con gli inserti della sua voce Far away e Heaven, realizza la bellissima copertina dell'album.


Tracklist: Mid summer's dream / Deep inside my soul / Into the game / Heaven / Far away / 6/5/1995

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