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Eduard Limonov e Elena Ščapova, Mosca 1974 |
L'immagine
qui accanto raffigura Eduard Savenko, alias Limonov,
assieme alla prima moglie Elena, risalente al 1974, poco prima della
fuga in Occidente. Emmanuel Carrère, nella fortunata biografia romanzata dedicata a Limonov (e che ha reso celebre
contemporaneamente l'autore e l'eroe del suo libro), fa riferimento
proprio a questa fotografia e, tratteggiando con brio acuto il
sottobosco dissidente della Mosca brežneviana,
definisce Eduard ed Elena come i sovrani di quella vivace e occulta
bohème.
«Se
attorno al 1970 – continua Carrère - c'è stato in unione
Sovietica qualcosa di simile al glamour»,
qualcosa di simile alle foto patinate delle riviste occidentali che
circolavano clandestinamente in Russia, «ebbene
Eduard e Tanja* ne sono stati l'incarnazione».
Lei bellissima, longilinea e trasgressiva, già sposata al pittore
finto-dissidente Ščapov;
lui fiero, trionfante, giovane poeta fuggito dal grigiore della
provincia ucraina. In questa foto, che egli considera un “attestato
al merito” (di aver avuto, amato e essere stato riamato da quella
donna), Eduard ostenta una giacca formata da centoquattordici pezzi
di stoffa variopinta, simbolo della sua eccentricità e del suo
spirito di adattamento e sopravvivenza – sbarca il lunario nella
capitale come sarto di giacche, i cui modelli copia nelle riviste
clandestine. Pochi anni dopo le strade dei due giovani si
divideranno, formando due storie diverse e avvincenti: la prima l'ha
raccontata Limonov stesso nei suoi numerosi libri, e poi Carrère
nella sua splendida biografia; la seconda invece, ancora sconosciuta
da noi, è raccontata in un libro della contessa De Carli, ovvero da
Elena stessa (il titolo è Sono
io, Elena,
in risposta al libro dell'ex marito Sono
io, Edička),
diventata contessa in seguito al matrimonio con il conte
Gianfranco De Carli.
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*Inspiegabilmente, l'edizione italiana di Limonov di Carrère cambia il nome di Elena con Tanja, e la fa sposare ad un marchese spagnolo.
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