martedì 30 dicembre 2014

La missione del bibliotecario

Nel saggio che dà il nome a questo libello (José Ortega y Gasset, La missione del bibliotecario, Sugarco) che raccoglie un altro notevole scritto sulla delicata missione del traduttore (Miseria e splendore della traduzione), José Ortega y Gasset delinea una storia del libro e della missione del bibliotecario come lo sviluppo di un'esistenza, di una materia viva che nel XX secolo sperimenta il suo momento cruciale nel passaggio dalla giovinezza alla maturità. Esplicando la sua complessa e affascinante metafora, allo scopo di fare luce su questo passaggio, il filosofo ci consegna delle parole a mio parere memorabili sul significato di giovinezza e maturità dell'essere umano, tanto belle da relegare in secondo piano lo scopo stesso della sua metafora e del suo intervento, letto nel 1935 in apertura del Congresso Internazionale dei Bibliotecari a Parigi.

Se la vita è azione vuol dire che ogni età della vita si differenzia per il modo di agire che predomina nell'uomo. La gioventù di solito non fa quello che fa perché sia necessario farlo, perché lo consideri inevitabile. Al contrario, non appena si rende conto che una cosa è obbligatoria, ineludibile, tenterà di evitarla, e, se non vi riesce, eseguirà questo compito con tristezza e di malavoglia. La mancanza di logica che c'è in tutto questo fa parte di quel magnifico tesoro di incongruenze da cui, per fortuna, è costituita la giovinezza. Il giovane si imbarca con entusiasmo soltanto in quelle attività che gli appaiono revocabili [...]. Ha bisogno di pensare che in qualsiasi momento può abbandonare una determinata occupazione e saltare ad un'altra, evitando così di sentirsi prigioniero di una sola attività [...]. In questo modo la sua attività reale gli appare solo come un esempio delle innumerevoli altre cose a cui potrebbe dedicarsi in quel momento. Grazie a questo intimo stratagemma riesce virtualmente ad ottenere ciò a cui ambisce: far tutte le cose allo stesso tempo, per poter essere in una volta sola tutti i modi essere uomo (pag. 40 - 41).
[...]
L'età matura si comporta in modo opposto. Sente il piacere della realtà, è la realtà nel "fare" è proprio ciò che non è capriccio, ciò che non è irrilevante se viene fatto o no, ma che sembra inevitabile, urgente. In questa età la vita giunge alla verità di se stessa e scopre quella fondamentale ovvietà secondo cui non si possono vivere tuttele vite, ma al contrario ogni vita consiste nel non vivere le altre, rimanendo così la sola. Questa vivida coscienza di non poter essere, di non poter fare più di una cosa alla volta restringe le nostre esigenze alla scelta di quella cosa (pag. 41 - 42).

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